Il progetto 500mt around me nasce dalle esplorazioni della zona attorno alla casa in cui vivo da qualche anno, nei pressi dell’area naturale del fiume Savio e ai margini del centro di Cesena, una classica città di provincia italiana. Attraverso la pratica del camminare, attuata come modalità performativa di riappropriazione personale del territorio, sviluppo il lavoro, che nasce dall’unione di più piani interpretativi, cercando di restituire un’intima rilettura degli elementi ordinari che caratterizzano il mio quotidiano. Un linguaggio analitico e documentativo si intreccia ad una sperimentazione che apre le
porte all’onirico, in cui elementi di diversa natura diventano parte di un quadro magico e surreale. I differenti livelli visivi nascono dal tentativo, a tratti ossessivo, di esaurire la narrazione di questa area circoscritta e in modo spontaneo comunicano tra loro come il fluire dei pensieri che scandiscono il ritmo del mio camminare.
Da dove si comincia? I muscoli si tendono. Una gamba è il pilastro che sostiene il corpo eretto tra cielo e terra. L’altra, un pendolo che oscilla da dietro. Il tallone tocca terra. Tutto il peso del corpo rolla in avanti sull’avampiede. L’alluce prende il largo, ed ecco, il peso del corpo, in delicato equilibrio si sposta di nuovo. Le gambe si danno il cambio. Si parte con un passo, poi un altro e un altro ancora che, sommandosi come lievi colpi su un tamburo, formano un ritmo: il ritmo del camminare. La cosa più ovvia e più oscura del mondo è questo camminare, che si smarrisce così facilmente nella religione, la filosofia, il paesaggio, la politica urbana, l’anatomia, l’allegoria e il crepacuore.
Rebecca Solnit, Storia del camminare